Essere adolescente: quali sfide?
- Vanessa Tino
- 26 gen 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 14 apr 2021
Si potrebbe affermare che gli adolescenti contemporanei siano alla ricerca di nuove soluzioni per elaborare antichi compiti evolutivi.
Ma cosa sono i compiti evolutivi?
Questo concetto concerne tutte quelle problematiche che si presentano all’adolescente nel corso della sua esperienza. Essi sono stati definiti da Havighurst (1952) come le sfide che il soggetto si trova a dover affrontare in uno specifico momento della sua vita. Una risoluzione ottimale di tali compiti conduce a sperimentare felicità e ad essere in grado di affrontare efficacemente le sfide che si presentano in seguito. Al contrario, non riuscire a far fronte a un compito evolutivo porta all’infelicità, al rifiuto da parte degli altri e rende difficile assolvere ai compiti successivi.
In una società complessa e pluralistica come quella attuale, i compiti di sviluppo non rappresentano delle criticità univoche, comuni e inevitabili. Al contrario, essi si inseriscono nella relazione fra il soggetto e l’ambiente fisico e sociale nel quale vive: in alcune situazioni sono molti ma possono essere assolti senza particolari difficoltà, in altre risultano molto difficili, generando sentimenti di frustrazione, impotenza e angoscia che portano a risultare irrequieti o aggressivi. Pertanto, non si parla più di specifici compiti di evolutivi universali, ma di classi di compiti legate alle trasformazioni che definiscono l’adolescenza, ovvero (Palmonari, 2011):
Compiti di sviluppo legati alla pubertà
Compiti di sviluppo legati alla costruzione dell’identità
Compiti di sviluppo legati all’ampliamento degli interessi personali e sociali
Compiti di sviluppo legati all’acquisizione del pensiero ipotetico-deduttivo
All’interno di tali classi è possibile identificare un compito evolutivo centrale in adolescenza, ossia la riorganizzazione del concetto di sé che porta alla costruzione della propria identità.
La relazione interdipendente tra gli elementi di natura biologica, cognitiva e sociale porta l’adolescente a riflettere in modo molto intenso sulla questione “Chi sono io?”. Infatti, nonostante questa fase della vita non sia necessariamente sperimentata come una fase di storm and stress, essa si caratterizza indubbiamente come lo stadio evolutivo nel quale sono presenti il maggior numero di transizioni e trasformazioni.
Un primo importante e inevitabile cambiamento che l’adolescente si trova ad affrontare è quello legato allo sviluppo puberale. Tale mutamento fisico porta a vivere delle emozioni molto intense, dovute in primis alla ricerca di nuovi equilibri nella relazione con il mondo esterno e con il proprio sé. Altre preoccupazioni possono essere sperimentate in rapporto all’arrivare di questo cambiamento in modo precoce oppure ritardato rispetto ai propri coetanei.
Inoltre, le trasformazioni fisiche comportano un cambiamento nel modo in cui gli adulti si rivolgono all’adolescente; aumentano le richieste e le aspettative e, allo stesso tempo, l’adolescente continua ad essere considerato come non autonomo. Di fronte a questo cambiamento nelle relazioni, l’adolescente trasforma l’atteggiamento verso di sé e verso gli altri; spesso dando origine a conflitti basati sul rifiuto di una dipendenza totale dalla propria famiglia.
I cambiamenti in rapporto al mondo circostante sono determinati anche dall’incremento della quantità di stimoli a cui l’adolescente si interessa, i quali comprendono non solo stimoli fisici e sociali, ma anche un aumentato interesse per quanto riguarda la propria sfera emotiva. Essere più autonomi permette di intraprendere nuove attività e di stringere nuove relazioni; questi aspetti portano a riflettere e a mettere in discussione le rappresentazioni mentali sulle quali l’adolescente si è basato fino a quel momento (Palmonari, 2011).
Ecco che appaiono così i primi momenti critici e le incertezze riguardo al modo migliore di interpretare la propria esperienza. In questi periodi delicati, in cui l’adolescente mette in atto una riorganizzazione della propria identità, l’ambiente sociale di riferimento gioca un ruolo chiave nel mettere a disposizione delle soluzioni appropriate (Sherif, 1984).
In particolare, in questa fase evolutiva, il soggetto si trova a vivere a stretto contatto con i suoi coetanei e a condividerne la maggior parte delle problematiche; questo porta gli adolescenti a rafforzare ed estendere i propri legami con il gruppo dei pari e a creare delle relazioni intense e significative. La riorganizzazione del sistema del sé è resa possibile dalla presenza di queste relazioni; è infatti attraverso il confronto e lo scambio con l’altro che l’adolescente valuta il proprio valore e riflette su di sé (Palmonari, 2011).
Un ultimo aspetto che influisce sulla costruzione dell’identità è rappresentato dall’acquisizione della capacità di ragionare in termini formali o ipotetico-deduttivi. Infatti, se l’adolescente riesce a riflettere su di sé in modo astratto, esso andrà alla ricerca di una rappresentazione di sé stesso coerente e potrà altresì valutare la propria immagine attuale come una fra le molte alternative possibili (Piaget & Inhelder, 1955).
Le trasformazioni fisiche, cognitive e sociali portano dunque l’adolescente a modificare in modo attento e critico la propria immagine e a intraprendere il processo che lo porterà a creare un sé autonomo, responsabile e maturo (Palmonari, 2011).
Riferimenti
Havighurst, R.J. (1952). Developmental tasks and education. New York: Davis McKay.
Palmonari, A. (2011). Psicologia dell’adolescenza. Bologna: il Mulino.
Piaget, J., & Inhelder, B. (1955). De la logique de l'enfant à la logique de l'adolescent. Paris: Presses Universitaires de France.
Sherif, C. W. (1984). Coordinating the sociological and psychological in adolescent interaction. Social interaction in individual development, 191-216.
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